BADO: LA STORIA DI UNA VERA IMPRESA “MADE IN VENETO”

Ho intervistato il fondatore dell’azienda “Bado mobili per ufficio”, azienda che si occupa di produzione e commercio di mobili con sede a Mellaredo di Pianiga (VE), qualche giorno fa. Avrete già capito dal cognome che stiamo parlando di un’impresa di famiglia, e cioè quella fondata da mio zio: Mario Bado. E’ stata una piacevole chiacchierata fra nipote e zio, di due generazioni diverse; abbiamo parlato dell’azienda, di come è nata e di come si è sviluppata negli anni, ma per me, è stato più di un semplice racconto, è stato un insegnamento e un arricchimento personale di cui farò sicuramente  tesoro.

L’ispirazione che ha fatto cominciare la storia di “Bado” è arrivata bensì da un “influencer” dell’epoca, quando Mario era ancora un “bocia” (come dice lui).  Stiamo parlando degli anni 50’, lo zio viveva con la numerosa famiglia nella campagna della bassa padovana, a Campagnola di Brugine, luogo caratterizzato principalmente da campi e orti, e di qui passava, “a chiamata” e in certi periodi dell'anno, la figura del falegname, che ai tempi si chiamava “marangon”. Il falegname si presentava in questi grandi casolari di famiglie di contadini vestito nella sua divisa: un grembiule con ampie tasche, armato della sua cassetta degli attrezzi, della sega che portava a tracolla e svolgeva i vari lavori di rifacimento e aggiustamento dei balconi e dei solai della casa. Una sorta di ‘eroe’ in divisa che arrivava da “fuori”.

Il fascino di ciò che viene dall’esterno e che non conosciamo diventa un potente stimolatore di idee. 

Mario ne restò da subito affascinato e a 15 anni iniziò a lavorare presso l’artigiano-falegname del paese. La bottega era una piccola casetta e ogni mattina bisognava spostare la “pialla” (una macchina costruita dallo stesso falegname che serviva a levigare il legno) nello spazio esterno, per così dire, “in strada”, sia d’inverno che d’estate, con la pioggia o sotto il sole, quello era l’unico posto per poter lavorare. Dopo aver fatto la prima esperienza in paese, la voglia di imparare crebbe tanto da cercare un lavoro in città, a Padova. Tempi in cui per fare poco più di 20km bisognava recarsi alla fermata dell’autobus, a 5km da casa, in bicicletta, poi prendere l’autobus e infine raggiungere il posto di lavoro a piedi.

Tutti noi abbiamo fatto i nostri sacrifici ai tempi del liceo per svegliarci presto e andare a scuola e per fortuna in quegli anni avevamo un sacco di energie e voglia di scoprire il mondo che non ci hanno fatto sentire la fatica, sono anni preziosi, vitali in cui spesso si costruiscono le basi per il proprio futuro.

Il laboratorio di Padova si presenta a Mario come il primo modello aziendale. 

Qui vige una gerarchia: i falegnami esperti hanno un proprio bancone di lavoro e lo zio e i nuovi ragazzi si occupano di tutte quelle faccende marginali per agevolare il lavoro dei maestri del legno. Ogni tanto capita, se si è in gamba e svegli, di essere chiamati dal falegname e avvicinarsi al bancone, e così apprendere tutte le conoscenze possibili per imparare l'arte del legno.

Da questa generazione abbiamo imparato il rispetto e l’umiltà, i nostri genitori ci hanno cresciuto con questi valori perché li hanno imparati e vissuti nella loro pelle. 

Ma la generazione degli imprenditori veneti è fatta anche di grandi sacrifici e fatica e anche scelte decisive. Il papà di Mario, Attilio, professione contadino, dovendo sfamare 10 figli di cui 7 maschi, decide di lasciare la campagna della bassa padovana per spostarsi nella prima periferia di Padova, dove iniziavano a sorgere le prime zone industriali. C’era bisogno di trovare lavoro ai figli e la campagna di Brugine non sarebbe bastata per “sistemare” tutti. Così, tra varie vicende riescono a trasferirsi a Barbariga di Vigonza, e Mario trova subito lavoro come falegname in una bottega del paese adiacente, a Mellaredo.

A quei tempi non ci si chiedeva tanto se il posto di lavoro potesse soddisfare le proprie esigenze, si cercava lavoro e basta, era tutto più semplice. Oggi la società si è evoluta. In tutti i campi, la “domanda” è cambiata, ma pure “l’offerta”.

Compiuti 20 anni di età, a Mario viene proposto di prendere in mano l’attività per cui sta lavorando come dipendente e così inizia il suo percorso da imprenditore.

logo 1.jpg

Insieme a lui inizia a lavorare anche il fratello Roberto e successivamente anche Tarcisio. Sono anni duri, in cui si lavora tanto, ci si indebita per mandare avanti l’attività ma non si smette mai di portare avanti il progetto. I lavori commissionati sono di falegnameria generale per case e piccole botteghe, pian piano la rete e i contatti iniziano ad allargarsi tramite gli amici e i conoscenti. E’ in quel momento che viene fatta la prima scelta importante; quella di spostarsi in un luogo più capiente, si trasloca quindi nella vecchia fabbrica di Barbariga di Vigonza, nella provincia di Padova.

Siamo agli inizi degli anni ’80. L’edificio al momento della compravendita appare abbandonato; l’erba era cresciuta dappertutto, dentro e fuori, i locali erano disabitati e c’era qualche disinfestazione da fare. Una volta, infatti, questo posto era una fabbrica di scope con adiacente un mulino, la visione è un po' angusta, ma non sarà questa a fermare Mario.

La vecchia fabbrica a Barbariga di Vigonza, ex fabbrica di scope, al momento dell’acquisto. Anno 1978.

E’ proprio in questo posto, ampliato successivamente con un secondo capannone, che si svilupperà l’azienda, dando la possibilità di lavoro a dipendenti, apprendisti e operai e in cui verranno lanciate nuove linee di produzione e il modello di business aziendale. Infatti Mario decide di focalizzarsi sempre più sui mobili di serie che possono adattarsi a varia ambienti; dalla casa all’ufficio. Sono gli anni del boom del design italiano, l’influenza della vicina Lombardia e di Milano, fulcro di idee e di incontro di personaggi illustri, arrivano anche a contagiare le imprese locali del Veneto.

Catalogo BADO. Anno 1984.

Catalogo BADO. Anno 1984.

La Bado inizia così a presentare ai propri clienti i primi cataloghi di mobili per ingresso, appendiabiti e tavoli funzionali che diventeranno poi i capostipiti del set di mobili da ufficio. Con le nuove idee e nuove richieste si aprono numerose opportunità ma anche tanto lavoro: l’organico si amplia e si struttura, viene formata una rete commerciale e iniziano le collaborazioni con alcuni designer esterni. Anche i figli di Mario, Damiano e Maria Cristina, si inseriscono all’interno dell’azienda, integrandosi nell’organico rispettivamente nella progettazione e produzione, e nell'area amministrativa. Dopo qualche anno, si aggiunge al team anche il genero Giampietro, nella figura di commerciale. In azienda si continua ad affinare la prototipia per mettere a punto la produzione dei mobili al passo con le richieste del mercato, utilizzando i materiali, le forme e i colori più adatti. I nuovi cataloghi e i nuovi allestimenti sono pronti per essere presentati alla fiera del Mobile di Milano e alle fiere principali del Triveneto. E’ in questo periodo che si espande di pari passo la rete commerciale in tutta Italia.

Scansione 29.jpg

Intorno agli anni ’90, gli spazi operativi cominciano ad essere stretti e poco funzionali nella sede di Barbariga di Vigonza e così si decide per la costruzione di un nuovo edificio operativo implementato da nuovi macchinari di lavoro, nella zona industriale di Mellaredo, in provincia di Venezia.

L’azienda, da ditta artigianale, diventa una SRL.

L’azienda prosegue la sua attività negli anni, ricordando momenti più floridi ma anche quelli più difficili: uno tra questi è stata la crisi del 2008 che ha rappresentato l’inizio di un cambiamento radicale lavorativo, non solo per il settore del mobile ma di tutto il territorio nazionale e internazionale. Anni in cui è stato difficile “far quadrare i conti”, ma in cui non ci si è mai persi d’animo. 

Nei momenti duri, la differenza viene fatta dall’imprenditore che ha il coraggio di attuare delle decisioni analizzando i fattori di rischio economici ma tenendo in considerazione l’organico e il futuro dell'azienda stessa.

Una fra queste, ad esempio, è stata per Mario quella di non licenziare nessuno, non gli è mai successo in tutta la sua vita, ha sempre cercato delle soluzioni alternative. Ha dato importanza al dialogo con i dipendenti, li ha resi partecipi dei problemi da affrontare e in qualche modo ha gettato le basi per un tipo di welfare aziendale molti anni prima che se ne parlasse al giorno d’oggi. In questo modo è riuscito ad adottare, in tempi di “crisi economica” e come soluzione temporanea, una dilazione dello stipendio, dando la precedenza a chi aveva una famiglia a carico, piuttosto che adottare misure più drastiche e ad arrivare alla riduzione del personale.

Una scelta coraggiosa sia del proprietario ma anche dei dipendenti, che hanno saputo accogliere la richiesta e tenere duro in momenti critici. 

Per un imprenditore riuscire a trasmettere i propri valori ai dipendenti e creare un rapporto di fiducia reciproco è uno strumento utile ad affrontare i momenti più difficili a cui un’azienda può andare incontro.

Oggi Mario non è più l’amministratore della "Bado srl”, a portare avanti l’impresa ci sono i figli Damiano e Cristina, e il genero Giampietro. Ognuno di loro ha un ruolo distinto in azienda ma sono riusciti a creare un team saldo e coeso. Ha avuto il coraggio di farsi da parte per lasciare spazio al cambio generazionale, anche se confessa che alcune volte vorrebbe fare le cose in modo diverso, ma è consapevole che ora il timone è in loro mano. Sicuramente i valori trasmessi in tutti questi anni, nel suo modo di operare, sono stati e saranno  di grande aiuto per il futuro dell’azienda.